mercoledì 8 maggio 2013

Le parole che non ti ho detto

TSUGUMI - BANANA YOSHIMOTO


"Dalle finestre spalancate, al di là delle zanzariere, si vedevano passare i clienti che tornavano dalla spiaggia.
Le loro risate risuonavano allegre.
Quando negli alberghi si avvicinava l'orario della cena, il paese si riempiva di vigore.
Il cielo era ancora chiaro e dai televisori si sentivano le notizie dei telegiornali della sera.
La brezza marina soffiava rasenti i tatami.
Nei corridoi si incrociavano i passi veloci delle cameriere e quelli lenti delle persone che uscivano schiamazzando dalla sala da bagno. Lontano verso il mare si sentivano i garriti dei gabbiani.
Guardai fuori: tra i fili della luce si vedeva il cielo risplendere di un rosa robbia così intenso da far paura.
Quella era la sera di sempre, in tutto e per tutto. "

"Di notte, da sola, mi infilai sotto le coperte, e subito mi prese una triste sensazione. Anche se ero ancora piccola, capivo di essermi separata da qualcosa.
Fissavo il soffitto da sotto le lenzuola ruvide: quello era il principio di una separazione.
Paragonata a quelle che avrei conosciuto negli anni a venire, aveva dei contorni splendenti, era il germoglio delle separazioni. Non riuscivo a prendere sonno e così, senza un motivo particolare, uscii dalla stanza."

"La colpa è della notte. In una notte con un'aria così pulita, le persone finiscono col raccontarsi.
Senza accorgersene, aprono il proprio cuore e, rivolte a chi gli sta accanto, cominciano a parlare come se stessero confessandosi con delle stelle che splendono nello spazio. 
Nello schedario del mio cervello, alla voce "Notti d'estate", ci sono un sacco di immagini di notti come questa. Credo proprio che quella di oggi la catalogherò in una posizione molto vicina a quella della volta in cui da piccola avevo camminato per ore e ore con le mie cugine. Se penso che in futuro, fintanto che sarò in vita, avrò ancora la possibilità di vivere notti come queste, riesco a desiderarle intensamente.
Delle notti così belle. E il vento con il suo splendido profumo che, trasparente, pian piano diffonde per tutto il paese la presenza delle montagne e del mare.
Mi basta pensare che, in un'estate di chissà quando, forse potrò ancora incontrare una notte come questa, e già mi sento su di giri."

Sulla storia di Tsugumi e Kyoichi, cominciò ad accendersi l'interesse della gente. Quando andavano a passeggiare sulla spiaggia, risaltavano in una maniera incredibile.
Non era affatto una novità che Tsugumi uscisse con un ragazzo, eppure quando loro due camminavano per il paese, chissà perchè, sembrava che emettessero una luce particolare, come due fidanzati in giro per un paese straniero. Con i cani al seguito, li trovavi sempre da qualche parte lungo la spiaggia.
I loro sguardi, intenti ad osservare l'orizzonte, facevano provare una certa nostalgia alle persone che li guardavano da lontano, come se si fosse trattato di un vecchio sogno."

"L'anguria era molto liquida, ma era dolce al punto giusto. Accovacciati nel buio, ne mangiammo una fetta dopo l'altra. Poi ci lavammo le mani con una canna, e l'acqua gelida che ne uscì formò un piccolo ruscello nel buio della terra.
All'inizio, Gongoro ci aveva guardati con invidia, poi, però, aveva adagiato sull'erba il suo corpicino e si era addormentato. 
Le cose ci passavano davanti agli occhi, e noi diventavamo grandi. Cambiando in continuazione.
E coscienti di questo fatto, procedevamo nel nostro cammino.
Se, comunque, ne avessimo voluta fermare a tutti i costi almeno una, senza dubbio, sarebbe stata quella serata. Straripante in ogni suo punto di una piccola e serena felicità oltre alla quale non sarebbe servito nient'altro."