sabato 18 gennaio 2014

Le parole che non ti ho detto

PETER MAYLE - PROVENZA DALLA A ALLA Z



Nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuto spesso nell'amore tutto provenzale per l'aneddoto, per i lavoro di ricamo delle conversazione e per le storie poco credibili.
Non mi pento di aver riportato molte cose che ho sentito raccontare, per quanto improbabili potessero sembrare.
In fondo viviamo in una fase storica nella quale la verità è abitualmente distorta, in genere per ragioni di vantaggio politico. Se qualche volta mi sono spinto oltre i limiti della verificabilità posso dire di averlo fatto per una buona causa, quella di far sorridere il lettore.

LES AMIS
Vivendo in Provenza, sono arrivato alla conclusione che esiste una stretta correlazione fra clima e socievolezza: la desiderabilità sociale di una persona tende a crescere con la temperatura del luogo di residenza, e se questa è sufficientemente elevata si diventa presto qualcosa di più di un conoscente o di un amico: una destinazione.
Grossomodo nella seconda metà di febbraio, quando il primo affacciarsi dei bianchi fiori di mandorlo adorna il paesaggio agrestre e nella brezza si comincia ad avvertire un delizioso fremito di tepore, arrivano le prime telefonate dal gelido Nord. La gente s'informa sulla tua salute, si lamenta di questo lungo e tristissimo inverno che sembra non voler finire e, come per caso, domanda che tempo faccia laggiù in Provenza. Sono i primi indizi di un'incoercibile urgenza di migrare, anche se per il momento il quando e il come della migrazione non vengono rivelati. Abbiate pazienza. Ben presto lo saranno.
Con il passare delle settimane le telefonate continuano ad arrivare, ma il tipo di domande vaia leggermente: Quando pensi che farà abbastanza caldo per una bella nuotata? Credi che in giugno ci sarà già troppa gente? Quanto dista, in auto, Calais da Aix? E poi, arrivando sempre più vicino al vero scopo delle telefonate: E tu, che progetti hai per l'estate?
La domanda, nonostante il suo aspetto innocente, riesce sempre a inchiodarti sui corni di un dilemma. Se dichiari di voler partire per un safari fotografico sule farfalle siberiane, l'amico si offrirà immediatamente di venire in Provenza per custodirti la casa mentre sei via. Se invece affermi di voler restare a casa tutta l'estate, meglio ancora: l'amico si offrirà di venire ugualmente in Provenza per permetterti di ospitarlo e accudirlo.
Mi ci sono voluti anni per arrivare ad ammettere che senza queste visite mi sentirei un po' perso. Se nessuno venisse a stare qualche giorno da me non avrei altri obblighi o doveri a parte quello di starmene disteso tutto il giorno sul bordo della piscina, lavoricchiare in giardino, farmi delle tranquille mangiate in terrazza e dei lunghi pisolini all'ombra. Che razza di estate sarebbe?

CIGALES
[...] Le cigales sono una sorta di termometro acustico. Impossibile sentire un frinito prima che la temperatura raggiunga i 22 gradi. Dopo id che, quasi attivato da un interrutore, il frinito ha inizio: o meglio, lui gli da inizio. La femmina della cicala non emette suono, fatto debitamente sottolineato da quel vecchio misogino di Senarco da Rodi, il quale ne trasse la conclusione che "le cicale vivono felici poichè hanno mogli senza voce" [...].



CLIMAT
[...] Una giornata di maestrale pulisce a fondo tutto il cielo lasciandolo dello stesso profondo, improbabile azzurro senza nubi di certe cartoline postali stampate a colori troppo vividi; di notte invece tira a lucido le stelle mostrandocele con una chiarezza quai irreale. L'aria è secca e pulita, senza traccia d'umidità, la luce abbastana brillante da spingere anche il pittore più occasionale a mettere mano ai pennelli.
Effettivamente è la luce - l'assenza di grigi - la qualità del clima provenzale che secondo me dà più assuefazione. Indipendentemente dalla stagione, uscire di casa e ritrovarsi immersi in una mattinata scintillante, con tutt'attorno un paesaggio che sembra lustrato da mani sapienti, risolleva lo spirito. Ci si sente sani e ottimisti. [...]

MARCHES
[...] I mercati ci attraggono per molte e diverse ragioni, alcune di carattere pratico, altre di carattere sociale o perfino educativo. Diversamente dalla spesa che facciamo al supermercato, che è anonima, le compere al mercato sono personalizzate. I venditori sono anche fornitori, spesso sono addirittura le stesse persone che hanno seminato e coltivato la verdura. Ma soprattutto sono lì, e rispondono personalmente della qualità del loro prodotto. Se gli saltasse in testa di vendere un genere alimentare in condizioni meno che eccellenti, si ritroverebbero a essere denunciati - ad alta voce e un po' dappertutto - dalla più esigente delle clienti: la casalinga provenzale, che considera ogni ortaggio appassito, ogni pezzo di formaggio stantio, ogni pesce dall'aspetto poco convincente alla stregua di un affronto personale, e che non teme certo di condividere il suo sdegno con le amiche (o con chiunque sia a portata di voce). In pratica i proprietari delle bancarelle fisse vengono sottoposti ogni settimana a un accurato e pubblico controllo della qualità. E se sgarrano lo fanno a loro rischio e pericolo.
Il lato positivo della cosa è che in questo modo tra compratore e venditore si crea un rapporto sempre più profondo, che risponde a un anelito radicato nell'anima popolare francese quanto altre passioni nazionali come l'anarchia e l'ipocondria. Stiamo parlando del bisogno di poter contare su una squadra di fournisseurs, cioè di specialisti in grado di fornire, in certi momenti dell'anno, primizie più fresche, più grosse, più rare o più succulente di qualsiasi cosa possa essere esposta sugli scaffali di un supermercato. Ed eccoli qui, quegli specialisti, allineati ogni settimana nel mercato del paese, che ti salutano col tuo nome di battesimo e tengono da parte i prodotti migliori solo per te (o almeno così credi tu). Da qui a considerarli la tua squadra gastronomica personale il passo è breve.
Nei giorni di mercato si crea un'atmosfera tutta speciale, piena di buonumore e di frizzanti pettegolezzi. E' raro vedere gente che ha fretta: io stesso ho assistito allo straordinario fenomeno di francesi che si allineavano spontaneamente in una lunga fila, sereni e contenti di aspettare con pazienza il loro turno proprio come avviene in quella carattereristica invenzione anglosassone che è la queue. Nel frattempo, i compratori approfittano dell'attesa per aggiornarsi a vicenda sugli ultimi episodi della saga che tiene il paese col fiato sospeso (ce n'è sempre una), o per scambiarsi commenti sul nuovo postino, o anche solo per esternare qualche perla di saggezza sul tempo meteorologico. non è l'argomento ad avere importanza, ma il contatto sociale: un premio ulteriore, che aggiunge alla mattinata un altro piccolo piacere. [...]


NORMALEMENT
E' una parola molto frequente in Provenza, anche se di rado viene usata in senso letterale. A voi e a me potrebbe sembrare che il vocabolario dica già tutto quello che c'è da dire al riguardo: "In maniera normale, o di solito". Ma i provenzali ne danno un'interpretazione tutta loro, trasformandola in un promemoria del fatto che la vita è una cosa imprevedibile e spesso manda a carte e quarantotto anche i piani meglio concepiti. I suo uso più comune riguarda i contesti in cui compare una determinazione di tempo: "Normalement comincerei il lavoro martedì prossimo".
L'esperienza mi ha insegnato a diffidare dalle frasi che cominciano con normalement. Ho imparato che, in casi del genere, la traduzione più precisa sarebbe: "In assenza di circostanze che esulano dal mio controllo e che quindi non possono essere considerate mia colpa, e ammesso che non mi si presenti qualcosa di più urgente, potrei essere in grado di cominciare il lavoro matedì prossimo, o al massimo mercoledì".
In Provenza si sente dire normalement così spesso che si è tentati di considerarlo alla stregua di un semplice tic linguistico. Non è così: la parola viene usata usata sempre come un qualificativo, e indica dubbio. Se mai una persona vi dicesse che il suo cane normalement non morde gli sconosciuti, vi consiglio caldamente di tenervene a prudente distanza.

OLIVIERS
[...] Pare che Van Gogh abbia dipinto in vita sua diciannove olivi, ma sempre lamentandosi del fatto che era difficile rendere giustizia all'indefinibile, cangiante colore delle loro foglie. La risposta di Bonnard fu di farle grigie. Renoir si spinse ancora più in là, dipingendo olivi dorati o rosa.
Alla fine, quando muore, l'olivo lascia pur sempre una meravigliosa eredità: il suo legno, compatto e liscio e color del miele, segnato dal passare dei secoli con venature nere e marrone scuro. Gli antichi romani avevano una leggenda che proibiva di usarlo come legna da ardere per il riscaldamento domestico; lo si poteva bruciare solo sull'altare degli dei. [...]

PARFUMS
Non c'è di che stupirsi se la Provenza che si vede riceve più attenzione di quella che si odora; ma nella regione c'è anche un piacevole assortimento di cose piacevoli per il naso, e sarebbe un peccato trascurarle. Ecco un piccolo elenco delle mie preferite.
Cafè: Leggermente meno forte negli ultimi anni, da quando gli avventori non fumano più tabacco nero, ma ancora particolarissimo. A me piace soprattutto la mistura del mattino: note alte di caffè forte, qualche accenno di latte caldo, croissant burrosi, baguette appena uscite dalla boulangerie all'angolo e un rassicurante soffio di detersivo per pavimenti. E la copia di "La Provence" del cafè, se si è tanto fortunati da leggerla per primi, ha quel profumo di stampa fresca che è tipico del mattino presto.
Lavanda: Pur essendo deliziosa in tutte le sue forme finali, dal sapone al sorbetto, la lavanda è fragrante soprattutto quando se ne coglie personalmente un rametto durante una passeggiata. Strofinate il piccolo fiore fra i palmi delle mani e odorate. Non c'è niente come un profondo respiro di questa essenza penetrante, non adulterata, per dar pizzicare il naso e schiarire le idee.
Aglio: Opprimente se usato, come spesso avviene, con mano troppo pesante, per essere apprezzato deve essere diluito. Personalmente lo trovo appetitoso come non mai nei ristoranti di Marsiglia specializzati nella bouillabaisse. Non appena varcata la soglia, all'aria di mare si mescola un leggero ma inconfondibile aroma d'aglio che stimola subito il palato, e prima ancora di sedersi a tavola si hanno già pronte in testa le ordinazioni da fare.
Erbe aromatiche: Meravigliose in cucina e meglio ancora nelle campagne provenzali, dove si può passeggiare luno sentieri di salvia, rosmarino, santoreggia, issopo e timo. Per sapere la ifferenza che c'è tra le aromatiche fresche e il pacchetto di polvere secca che si compra al supermercato basta averle odorate una volta.
Melone: Uno dei miei primi ricordi della Provenza risale a una volta in cui stavo guidando sulla via del ritorno tra Menerbes e Cavaillon con una cassetta di meloni maturi. Anche con i finestrini aperti il loro profumo riempiva tutta la macchina, dolce, inebriante, irresistibile.
Chi ha scritto che il melone "affascina la gola e rinfresca il ventre" ha dimenticato di aggiungere che seduce anche il naso.
Tartufo: Il primordiale aroma di tartufo nero può non piacere a tutti: è selvatico, selvaggio, denso, quasi sulla linea di confine fra la maturità e la marcescenza. A me piace molto, anche perchè mi segnala l'inizio dei piacere tipicamente invernali: albe gelide, lunghe camminate per colline deserte, serate trascorse davanti al caminetto, daubes e cassoulets e vini adatti al clima freddo. E di tanto in tanto una grassa frittata al tartufo.
Pastis: Se esistesse una mappa olfattiva della Provenza, il pastis ne sarebbe il centro. L'atmosfera di un qualsiasi bar provenzale degno di questo nome è sempre leggermente aromatizzata dal suo inconfondibile profumodi semi di anice e liquirizia. E lo stesso vale per buona parte della clientela.
Terra bagnata: La pioggia che cade su un terreno cotto al punto giusto da varie settimane di siccità porta un benedetto calo della temperatura e rinfresca l'aria con un profumo leggero e delizioso che resusciterebbe anche i morti. Le piante moribonde riprendono vigore e la minaccia degli incendi boschivi svanisce. E' un profumo che ho sempre accolto con gioia, e che associo a una sensazione di sollievo. Finalmente si respira.


[...] Il tempo è una delle poche cose nella vita ad essere abbondante e a libera disposizione di tutti. Se oggi non ne abbiamo abbastanza per fare tutte le cose che ci siamo ripromessi, ne avremo sicuramente dell'altro domani. E allora perchè farsi prendere dal panico?

ROSE'
[...] Il rosè è sempre considerato un vino estivo, associato più al costume da bagno che non al gusto: un vino da bere en carafe a un ristorante sulla spiaggia, altrettanto allegro con le sardine alla griglia, con un bel barbecue di carne o con una salade nicosie. E' un vino semplice, compiacente. A parte un breve periodo di refrigerazione prima di essere portato in tavola, non richiede attenzioni speciali. Non pretende di fare la sua apparizione sulla carta dei vini invecchiati. Non ha nè la complessità nè la mistica dei migliori rossi e bianchi. Non è costoso, nè pretenzioso.
[...] In linea generale i rosè andrebbero bevuti a non più di 2 o 3 anni dalla produzione. I ricordi collegati ai momenti in cui si è bevuto rosè, invece, durano molto più a lungo. Su una terrazza ombrosa, attorno a un fumante barbecue profumato di erbe aromatiche; fuori da un caffè, in un giorno di mercato; sul bordo della piscina, prima di pranzo... questo vino può accompagnare alcuni dei momenti più belli della vita.

VIN
[...] Conosco numerosi vignerons che hanno lasciato la città per la vigna: tutti sentono che nella loro vita lavorativa c'è stata una svolta positiva. Basta giochetti politici d'ufficio, basta riunioni interminabili, basta commissioni di teste d'uovo, basta azionisti critici e prepotenti. E' vero che queste persone trovano nella natura un compagno di lavoro estremamente capriccioso, che può ancora regalare loro crisi di nervi e notti insonni; ma nell'insieme la loro vita è diventata più salubre e rilassata e loro si sentono più realizzati.